ARMANDO VERDIGLIONE

 

LA QUESTIONE

 

Il movimento non circolare: quello psicanalitico ancor meno proprio perch si basa sulla funzione di rimozione che anzi pone in rilievo. E se un nome differisce da un significante, se un nome risulta imprevedibile nella sua funzione, non c' cerchio se non vizioso. Il cerchio risponde all'idea che gli occidentali hanno avuto della spirale. E la geometria euclidea risponde all'idea che essi hanno avuto della logica della nominazione. E non esiste famiglia psicanalitica ma solo movimento. La psicanalisi diviene incompatibile con la famiglia che la domanda evoca e che a volte viene rappresentata come l'inanalizzabile. Come una sorta di alibi. Secondo una rappresentazione impossibile dell'inconscio. Bench filosofi, psicologi, psichiatri avessero parlato d'inconscio in modo enormemente diverso, Freud non fa una scoperta. Non s'imbatte in qualcosa che c'era gi. Contrariamente all'opinione di Fromm l'inconscio non l'essere: non pu a un certo punto della presunta storia essere scoperto. L'inconscio un'invenzione della psicanalisi. Non c' finora altra verifica della sua esistenza se non nella psicanalisi. In un'esperienza rara.

Le critiche che da Tbilisi a Parigi si rivolgono alla psicanalisi sono critiche che presuppongono che l'immagine sia identica e che possa essere controllata. E si avvalgono della metafora della luce o della chiarezza: critiche dell'ideologia in nome della ragione. Nella supposizione che l'Altro menta. Che l'Altro possa sapere. Critiche che l'inquisizione di tutti i tempi ha sempre colto come accuse rivolte a una perversione particolare.

La psicanalisi non inventa la perversione che pertiene al linguaggio e si rileva dal fatto che ciascun significante non identico a s. Nell'impossibile della resistenza. E quel che la psicanalisi non la filosofia e non la psichiatria propone lungo il percorso della sua esperienza la sovversione che risente non dell'impossibile ma del contingente. E di una funzione vuota lungo il fare. Un fare inconvertibile nel fatto: come il diritto giunge a enunciare. Rispetto a questo fare le istituzioni, la filosofia, la psichiatria, il discorso del tiranno oppongono l'economia della trasgressione quale economia possibile del tempo. Sicch i sudditi dinanzi al bene e dinanzi alla verit come causa si trovano costantemente in difetto. E l'antropologismo assegna al soggetto un attributo che implica la professabilit del sintomo. Da qui discendono la formula del soggetto schizofrenico o paranoico e con la vulgata della psicanalisi la formula del soggetto isterico o ossessivo.

II soggettuale un effetto del tempo, della schisi che s'instaura nel fare. E il sintomo che si costituisce nel primo tempo dell'identificazione risulta improfessabile. Se entro la funzione di rimozione e la funzione di resistenza, se entro questi due bordi si svolge una doppia articolazione, quel che accade nell'intervallo non risponde a una numerabilit. Non pu essere sottoposto a una corrispondenza biunivoca. Di passo in passo risulta l'innumerazione. Attorno al caso. Che non ammette universale. E fino a quel che si cifra. E qui si svolge una clinica psicanalitica quale clinica del sembiante.

Questa teoria della clinica parte dal '73 con la questione politica. Con il convegno Psicanalisi e politica che indica allora un divario dallo spettacolo mitologico e magistrale in Italia e un passo dalla politica al politico, a quel che non pu essere amministrato nelle organizzazioni statali e sociali. E rispetto al recupero della semiotica come garantita da principi universalistici era posta la questione del linguaggio. Nel '75 sorge il primo congresso che affronta direttamente la questione isterica per il suo verso pi radicale: la questione sessuale. Nel momento in cui la sessualit fatta coincidere con la genitalit entro un modello junghiano. Nel momento in cui il sesso viene sottoposto a un fine procreativo. La questione della follia costituisce l'occasione nel '76 perch l'abolizione del concetto di malattia mentale non tragga con s l'abolizione della follia secondo la modalit di un'antipsichiatria in voga che sostituisce la questione posta dalla psichiatria con un codice ideologico. Dalla spiegazione politogena. La questione della follia parte dal fatto che il linguaggio non ne uno strumento ne un'arma e non pu diventare il supporto di nessun organismo. Questo costituisce nel '76 un motivo per non parlare semplicemente in termini denunciatari. Per non inserirsi in un discorso filosofico che si avvale del concetto di prigione. La denuncia una volta giunta alla riforma lascia aperta la questione dell'approccio al discorso psicotico. E neppure sfiorata la questione della follia.

Nel '77 dopo un'esplorazione nei dibattiti a Milano, in altre citt e localit estere di quel che in un'analisi giunge nei termini del disagio della civilt viene discussa a Milano la questione della violenza quale violenza del linguaggio. Non del discorso: che risulta un effetto della violenza. Un effetto in relazione al contingente. Fra l'equivoco e la menzogna. Questione imprescindibile per la psicanalisi se non vuole, come i ritualismi istituzionali propongono, instaurarsi come passaggio all'azione. La psicanalisi parla di acting out come discorso: effetto di una violenza che giunge alla cifra tra la legge e l'etica. Pertanto tra l'estetica e la poetica. Dopo i dibattiti tenuti a Parigi, a Londra, a Lubiana, a Cordova e a Lisbona si svolge a Milano nel '78 Dell'arte... i bordi. Oggi nel momento in cui predomina l'antropologismo che chiama alla ribalta l'organicismo tanto nell'antropofilosofia quanto nell'antropogiornalismo, nel momento in cui il sapere ammesso un sapere domestico la questione decisiva che si pone lungo il discorso scientifico la questione della psicanalisi. E innanzitutto questa nozione d'inconscio.

Proprio in questi giorni, accanto alla fortuna in Italia di Fromm, in Francia ci sono libri che aboliscono il sesso come l'inconscio in nome della credenza nella donna universale, in nome di una femminilizzazione degli umani. In una soppressione del tempo non ammesso se non come mediazione dell'eternit.

Questo congresso che si tiene a Milano ha nella sua strategia la proposta di non scartare affatto la cultura n sul versante dell'etica n sul versante della legge. Di confrontarsi con quella cultura che s'instaura come formazione dell'inconscio. Una cultura inventiva proprio quando la cultura amministrata nei termini del patrimonio o relegata nell'immondezzaio.

Questo congresso propone pure nella sua strategia un'elaborazione intorno all'arte nella psicanalisi e un'elaborazione intorno alla scienza che non sia soggetta, come la logica e lo stesso Peano dimostrano, all'universalismo o al finalismo.