Il movimento
non circolare: quello psicanalitico ancor meno proprio perch si basa sulla
funzione di rimozione che anzi pone in rilievo. E se un nome differisce da un
significante, se un nome risulta imprevedibile nella sua funzione, non c'
cerchio se non vizioso. Il cerchio risponde all'idea che gli occidentali hanno
avuto della spirale. E la geometria euclidea risponde all'idea che essi hanno
avuto della logica della nominazione. E non esiste famiglia psicanalitica ma
solo movimento. La psicanalisi diviene incompatibile con la famiglia che la
domanda evoca e che a volte viene rappresentata come l'inanalizzabile. Come una
sorta di alibi. Secondo una rappresentazione impossibile dell'inconscio. Bench
filosofi, psicologi, psichiatri avessero parlato d'inconscio in modo
enormemente diverso, Freud non fa una scoperta. Non s'imbatte in qualcosa che
c'era gi. Contrariamente all'opinione di Fromm l'inconscio non l'essere: non
pu a un certo punto della presunta storia essere scoperto. L'inconscio
un'invenzione della psicanalisi. Non c' finora altra verifica della sua
esistenza se non nella psicanalisi. In un'esperienza rara.
Le critiche
che da Tbilisi a Parigi si rivolgono alla psicanalisi sono critiche che
presuppongono che l'immagine sia identica e che possa essere controllata. E si
avvalgono della metafora della luce o della chiarezza: critiche dell'ideologia
in nome della ragione. Nella supposizione che l'Altro menta. Che l'Altro possa
sapere. Critiche che l'inquisizione di tutti i tempi ha sempre colto come
accuse rivolte a una perversione particolare.
La psicanalisi
non inventa la perversione che pertiene al linguaggio e si rileva dal fatto che
ciascun significante non identico a s. Nell'impossibile della resistenza. E
quel che la psicanalisi non la filosofia e non la psichiatria propone lungo
il percorso della sua esperienza la sovversione che risente non
dell'impossibile ma del contingente. E di una funzione vuota lungo il fare. Un
fare inconvertibile nel fatto: come il diritto giunge a enunciare. Rispetto a
questo fare le istituzioni, la filosofia, la psichiatria, il discorso del
tiranno oppongono l'economia della trasgressione quale economia possibile del
tempo. Sicch i sudditi dinanzi al bene e dinanzi alla verit come causa si
trovano costantemente in difetto. E l'antropologismo assegna al soggetto un
attributo che implica la professabilit del sintomo. Da qui discendono la
formula del soggetto schizofrenico o paranoico e con la vulgata della
psicanalisi la formula del soggetto isterico o ossessivo.
II soggettuale
un effetto del tempo, della schisi che s'instaura nel fare. E il sintomo che
si costituisce nel primo tempo dell'identificazione risulta improfessabile. Se
entro la funzione di rimozione e la funzione di resistenza, se entro questi due
bordi si svolge una doppia articolazione, quel che accade nell'intervallo non
risponde a una numerabilit. Non pu essere sottoposto a una corrispondenza
biunivoca. Di passo in passo risulta l'innumerazione. Attorno al caso. Che non
ammette universale. E fino a quel che si cifra. E qui si svolge una clinica
psicanalitica quale clinica del sembiante.
Questa teoria
della clinica parte dal '73 con la questione politica. Con il convegno Psicanalisi
e politica che indica allora un divario
dallo spettacolo mitologico e magistrale in Italia e un passo dalla politica al
politico, a quel che non pu essere amministrato nelle organizzazioni statali e
sociali. E rispetto al recupero della semiotica come garantita da principi
universalistici era posta la questione del linguaggio. Nel '75 sorge il primo
congresso che affronta direttamente la questione isterica per il suo verso pi
radicale: la questione sessuale. Nel momento in cui la sessualit fatta
coincidere con la genitalit entro un modello junghiano. Nel momento in cui il
sesso viene sottoposto a un fine procreativo. La questione della follia
costituisce l'occasione nel '76 perch l'abolizione del concetto di malattia
mentale non tragga con s l'abolizione della follia secondo la modalit di
un'antipsichiatria in voga che sostituisce la questione posta dalla psichiatria
con un codice ideologico. Dalla spiegazione politogena. La questione della
follia parte dal fatto che il linguaggio non ne uno strumento ne un'arma e
non pu diventare il supporto di nessun organismo. Questo costituisce nel '76
un motivo per non parlare semplicemente in termini denunciatari. Per non
inserirsi in un discorso filosofico che si avvale del concetto di prigione. La
denuncia una volta giunta alla riforma lascia aperta la questione
dell'approccio al discorso psicotico. E neppure sfiorata la questione della
follia.
Nel '77 dopo
un'esplorazione nei dibattiti a Milano, in altre citt e localit estere di
quel che in un'analisi giunge nei termini del disagio della civilt viene
discussa a Milano la questione della violenza quale violenza del linguaggio.
Non del discorso: che risulta un effetto della violenza. Un effetto in
relazione al contingente. Fra l'equivoco e la menzogna. Questione
imprescindibile per la psicanalisi se non vuole, come i ritualismi
istituzionali propongono, instaurarsi come passaggio all'azione. La psicanalisi
parla di acting out come discorso: effetto di una violenza che giunge alla
cifra tra la legge e l'etica. Pertanto tra l'estetica e la poetica. Dopo i
dibattiti tenuti a Parigi, a Londra, a Lubiana, a Cordova e a Lisbona si svolge
a Milano nel '78 Dell'arte... i bordi.
Oggi nel momento in cui predomina l'antropologismo che chiama alla ribalta
l'organicismo tanto nell'antropofilosofia quanto nell'antropogiornalismo, nel
momento in cui il sapere ammesso un sapere domestico la questione decisiva
che si pone lungo il discorso scientifico la questione della psicanalisi. E
innanzitutto questa nozione d'inconscio.
Proprio in
questi giorni, accanto alla fortuna in Italia di Fromm, in Francia ci sono
libri che aboliscono il sesso come l'inconscio in nome della credenza nella
donna universale, in nome di una femminilizzazione degli umani. In una
soppressione del tempo non ammesso se non come mediazione dell'eternit.
Questo
congresso che si tiene a Milano ha nella sua strategia la proposta di non
scartare affatto la cultura n sul versante dell'etica n sul versante della
legge. Di confrontarsi con quella cultura che s'instaura come formazione
dell'inconscio. Una cultura inventiva proprio quando la cultura amministrata
nei termini del patrimonio o relegata nell'immondezzaio.
Questo
congresso propone pure nella sua strategia un'elaborazione intorno all'arte
nella psicanalisi e un'elaborazione intorno alla scienza che non sia soggetta,
come la logica e lo stesso Peano dimostrano, all'universalismo o al finalismo.